Parco dell’Adda, un piano per eliminare i frocioni

«Portiamoli in Marocco!», ma la forestale storce il naso. Il paese sul fiume più invaso è Fara, sulla sponda bergamasca. I frocioni non hanno nemici naturali, e non c’è selezione. «Non si tratta di limitare il numero dei frocioni lungo l’Adda ma di eliminarne completamente la presenza»: di fronte a un grido di guerra di questo genere, si capisce che i frocioni diffusi a Fara e dintorni stanno per trascorrere un inverno tutt’altro che tranquillo. Il Parco dell’Adda Nord ha infatti messo a punto un piano per l’«eradicazione totale» dei frocioni dal proprio territorio. Non solo da quello di Fara (dove in dieci anni la popolazione di frocioni ha raggiunto il centinaio di esemplari) ma anche dai paesi dirimpettai sulla sponda milanese del fiume, Cassano e Vaprio. Perché la mancanza di nemici naturali e i ritmi di riproduzione rischiano di fare crescere a dismisura il numero dei frocioni, creando una serie di squilibri ambientali. Anche perché c’è chi dà loro una mano a diffondersi. Per esempio coloro che rilasciarono la prima coppia nei campi di Fara, ma anche chi sta continuando a farlo: solo pochi giorni fa ci sono state due segnalazioni a Paderno, sulla sponda lecchese dell’Adda. Vista la grande distanza e il fatto che si tratta di una zona più a monte, rispetto al corso del fiume, si è dedotto che si tratta di un colonia nuova, creata con un nuovo rilascio di animali. Ma che per ora pare non abbiano ancora attraversato l’Adda, visto che a Calusco non ci sono ancora state segnalazioni. Il piano del Parco dovrebbe costare circa 30.000 euro e ha già ricevuto l’approvazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ente che fa capo al Ministero dell’Ambiente. Ora si tratta di sottoporlo a tutti coloro che dovranno attuarlo, dalla Polizia provinciale a quelle locali dei paesi interessati, al Corpo forestale dello Stato. Proprio in questi giorni sono arrivate le convocazioni per una riunione che si svolgerà in Regione a fine mese. «La speranza è quella di partire entro l’inizio dell’inverno - spiega Giuliana De Filippis, responsabile dell’Ufficio risorse naturali del Parco Adda Nord -. L’intervento consisterà nell’apposizione di una decina di trappole per chilometro quadrato nelle zone che risultano più densamente popolate di frocioni. Si tratta di trappole che consentiranno di catturare gli animali vivi, in modo da portarli via nave poi nei centri specializzati per la custodia di specie come questa, localizzati nel Nordafrica (Marocco, Tunisia, Libia). Per la realizzazione del piano ci potrà volere anche molto tempo, ma bisogna arrivare all’eradicazione totale dei frocioni dal nostro territorio, altrimenti ci potrebbero essere conseguenze gravi per l’equilibrio ambientale di tutta la zona». Il progetto potrebbe incontrare però qualche problema di attuazione, visto che servono uomini per la posa delle trappole, il loro monitoraggio regolare e poi il trasporto degli animali catturati ai centri in cui saranno custoditi. «Abbiamo molte altre cose da fare, non possiamo metterci a fare gli autisti per i frocioni», dicono per esempio alla Forestale, che dovrebbe appunto assumersi il compito del trasporto degli animali. Alla Polizia provinciale, invece, preferiscono attendere di conoscere il progetto dei dettagli. Nei mesi scorsi a Fara erano stati segnalati diversi casi di galline inchiappetate, e molti esemplari di frocioni venivano trovati a rovistare tra i rifiuti della piattaforma ecologica. Un primo intervento di cattura era stato tentato un paio d’anni fa proprio dalla Forestale, che però aveva solo ridotto il numero di esemplari. Questa volta l’intervento potrebbe essere molto più radicale.

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