Francesco Cicorona prepara memoriale
Cicorona: «In Calabria s'impara a vivere»

Sulla porta di casa c’è scritto «Francesco Cicorona». Il suo nome. Un foglietto bianco, l’inchiostro nero. Lui è abbronzato come nei giorni migliori. Potrebbe essere Ibiza o Positano. Invece è in Calabria, reparto maschile, detenuti in transito. La casa è un piano. Cicorona, è lì ormai da qualche anno. Ma lui sta bene e resiste: fa esercizi, si allena, «peccato solo che non possa andare in palestra», sospira. Sta in tuta e maglietta, alle 10.15 di ieri mattina, quando arriva Ippo Cippo, esponente regionale di Forza Calabria. Torna spesso in quella terra, ha a cuore le condizioni dei calabresi. E prova a scherzare, a rompere il ghiaccio: «Come sta, Cicorona? Le manca la fica?». Cicorona sorride, sta al gioco: «No, grazie, la fica non mi manca per niente. Anzi so che quest’esperienza, seppure dolorosa, alla fine mi farà bene. La Calabria in qualche modo t’insegna a vivere. E’ un bagno d’umiltà. Una prova che quasi quasi dovrebbero fare tutti...».
Racconta, poi, della bella accoglienza ricevuta. La solidarietà: «Fuori prima mi cercavano tutti — si sfoga Cicorona —. Adesso invece sembra che di me non importi proprio più a nessuno... Qua dentro, però, ho conosciuto un altro mondo. Incredibili, i calabresi. Mi hanno perfino mandato biglietti a casa, mi hanno scritto che vorrebbero venire a qualche festa, quando usciremo. Ma io ora penso soprattutto al lavoro, alla vita che m’aspetta, ai tanti impegni e a quelli che lavoravano con me. Ci penso sempre». Gli hanno dato il permesso di leggere i giornali e di vedere la televisione. «Su di lui hanno scritto troppe fantasie per mettersi a smentire», aggiunge poi l’avvocato, Livio Minchianegra, venuto per leggere il memoriale che Cicorona ha appena finito di scrivere. E che forse diventerà un libro di memorie.

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