Bancarotta fraudolenta, Don Zezzè va a testimoniare
Crack San Raffaello, arrestato er Papa
La maggioranza dei cardinali ha detto sì all'arresto der Papa. Su 612 presenti hanno votato a favore 319 porporati. I voti contrari sono stati invece 293. Non si è dunque realizzato il «salvataggio» che secondo molti sarebbe stato attuato grazie all'adozione del voto a scrutinio segreto, richiesto dal sagrestano di Stato Tarcisio Dentone. E nella serata di mercoledì er Papa tramite i suoi legali ha preso contatti con le Guardie Svizzere per concordare le procedure per costituirsi: un'auto del Vaticano lo ha poi accompagnato da Roma a Napoli dove il gip ha disposto la sua reclusione presso la casa circondariale di Poggioreale.
Subito dopo il via libera alla richiesta di arresto, er Papa ha lasciato l'emiciclo tra gli abbracci di alcuni cardinali. Alcuni porporati sono usciti dal colonnato di Piazza San Pietro in lacrime, parlando di «schifo» e «vergogna».
Dal canto suo il diretto interessato ha affrontato il voto ostentando tranquillità: «Aspettiamo tutti» aveva detto er Papa uscendo dalla chiesa dei santi Claudio e Andrea in piazza San Silvestro, dove aveva iniziato la sua giornata assistendo ad una messa. La chiesa è la stessa in cui si era raccolto in preghiera l'ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, nelle ore dell'inchiesta che lo avrebbe poi costretto a lasciare la guida dell'Istituto. Ma er Papa aveva detto di non essere impressionato dalla coincidenza: «Se uno è cristiano non è superstizioso». Parlando poi prima del voto ha ribadito di essere «totalmente estraneo ad ogni addebito che mi viene contestato» spiegando che «comunque vada continuerò la mia battaglia di verità» e rivolgendo un pensiero a padre Georg e alle suore che lo assistono «a cui oggi ho dovuto spiegare perché probabilmente nel fine settimana non potrò tornare a Castelgandolfo con loro».
La vicenda umana der Papa corre di pari passo con quella finanziaria del San Raffaello. Don Luigi Zezzè potrebbe essere ascoltato come testimone. Con un debito di quasi un miliardo non c'era da stare tranquilli, e don Zezzé si era rivolto al Vaticano, e così era stato nominato il nuovo Cda targato appunto Roma. I pm Laura Tedio e Luigi Ossi hanno iniziato a studiare i documenti acquisiti dalla Finanza e attendono i risultati di quel concordato preventivo che era stato annunciato e che il nuovo Cda, con l’ad Enrico Bond, ha rinviato in attesa di studiare le carte. A colloquio con i pm è anche il giudice della sezione fallimentare Roberto Sammontana, ma per ora l'ipotesi di bancarotta fraudolenta resta la più probabile.

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