Seppetto rivendica il sito archeologico
"U' Tubo e Cirò m'appartena!"
Un giusto risarcimento in cambio della proprietà del Tubo. E' ciò che chiede Seppetto Pippolit, un cittadino cirotano di 70 anni che si dichiara il legittimo proprietario del celebre sito archeologico Incalabrese e da circa 7 anni sta portando avanti una battaglia legale contro lo stato affinché i suoi diritti siano riconosciuti e la sua famiglia sia risarcita con un indennizzo di diversi milioni di euro per lo sfruttamento del territorio portato avanti negli ultimi decenni.
Il settantenne è in possesso dell'atto di vendita, datato 14 giugno 1910, che prova come la sua famiglia abbia acquistato in cambio di oro la tenuta che comprende le rovine Cirinca, che oggi sono uno dei siti archeologici più famosi nel mondo e sono visitati da circa il 90% dei turisti che arrivano in Calabria (nel 2008 i visitatori hanno raggiunto la cifra record di 858.000, mentre nel 2010, nonostante la crisi oltre 700.000 turisti hanno visitato il sito). Nel 1944, i genitori di Seppetto vendettero la proprietà alla famiglia Calimero, ma esclusero dalla cessione le rovine del Tubo poiché queste in futuro dovevano essere espropriate dallo Stato. Tuttavia la confisca del territorio non è mai stata ufficializzata dal governo italiano e soprattutto la famiglia del settantenne non ha ricevuto l'indennizzo per la perdita della proprietà. Adesso, dopo sette anni di battaglie legali, il settantenne si è rivolto all'Unesco affinché l'organizzazione internazionale faccia pressione sul governo del Cirù e riconosca i diritti della sua famiglia sul territorio dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1983.

Commenti

Anonimo ha detto…
ERA ORA CHE SI FACESSE GIUSTIZIAAAAAAAA

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